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Settimana sociale, seconda serata con la prof. Mio: “L’azienda sostenibile è quella che crea valore”

ArrayLa cosa più brutta che possa capitare a un incontro dove cerchi risposte è che siano poste delle domande proprio a te e che tu debba fornirle, anche se in anonimato. E’ iniziata con questo piacevole, a dir la verità, “colpo di teatro”, la seconda serata della 35ª Settimana sociale dei cattolici trevigiani, introdotta da Gianfranco Pozzobon a nome del Meic, presente il vescovo Tomasi, e incentrata sul tema “Sostenibilità: sfida e compito necessario per gli attori sociali”. A parlarne la professoressa Chiara Mio, dell’Università Ca’ Foscari nella quale tiene corsi legati alla programmazione e controllo, alla misurazione delle performance e alla responsabilità sociale d’impresa. Autrice del libro “L’azienda sostenibile”, editori Laterza, presiede la banca FriulAdria-Credit agricole.

Un’esperta titolata, quindi, per parlare di sostenibilità e del suo significato. Perché di sostenibilità parlano tutti, “è una parola abusata”, ma non sempre con cognizione. Ecco allora le domande che hanno interpellato i presenti nell’auditorium del collegio Pio X a Treviso e anche quelli collegati in streaming e nelle sedi predisposte sul territorio. “Se tutto diventa sostenibilità, allora niente è sostenibilità”, ha affermato perentoria la docente. In realtà una definizione chiara, messa a punto dagli studiosi, di sostenibilità c’è e non riguarda in senso stretto l’ambiente e l’uso delle risorse, come invece risposto dalla maggioranza dei presenti, bensì è “la creazione di valore per gli stakeholder (chiunque abbia interesse, ndr) nel lungo termine”.
Da qui si è sviluppata la puntuale spiegazione della professoressa Mio, “non c’è sostenibilità se non c’è una creazione, ma di valore, da parte dell’uomo. Creare valore non vuol dire creare profitto o creare utile. E non tutto ciò che ha valore, ha mercato anche in azienda”. L’esempio che ha portato la relatrice è stato quello della reputazione di un’azienda, che ha un grandissimo valore, pur non avendo un mercato. Ha valore per chi deve andarci a lavorare, ha valore per chi deve acquistare i suoi prodotti, ha valore per chi vuole investirci… Eccoli i portatori di interesse. Se inquina o ha molti dipendenti con contratti a tempo determinato, il suo valore, senza dubbio, diminuisce.
Finora la aziende sono state misurate con il profitto, “oggi invece dobbiamo misurare le aziende in tema di sostenibilità attraverso la governance, l’impatto ambientale e l’impatto sociale”, negli investimenti che devono riguardare tre dimensioni, quella economica, quella ecologica e quella etica, le quali in un’azienda sostenibile devono essere sempre presenti e avere un equilibrio.
Ha creato qualche “rumors” tra i presenti, pensando ad aziende conosciute o anche ad alcune finite in cronaca recentemente, l’affermazione della dottoressa Mio, riguardo alla preoccupazione che un’azienda deve avere rispetto all’impronta ambientale che va dalla produzione della materia prima fino alla smaltimento, avendo a cuore quindi tutta l’intera filiera, compresi fornitori e collaboratori “etici”. “Perché deve farlo? Perché è buona”, ha interpellato la docente. In realtà perché l’ottimizzazione di risorse si rivela un vantaggio per i costi dell’azienda. E ha assicurato che anche in Italia, anche nel nostro Nordest fatto di piccole e medie aziende, ci sono esempi di realtà virtuose che non pensano esclusivamente al profitto, ma a condividere un progetto imprenditoriale che dà valore e contribuisce a cambiare il territorio, se non il mondo…
Ma, c’è un ma…“L’azienda sostenibile ha bisogno di un ecosistema sostenibile: istituzioni che facciano il loro lavoro, consumatori con sensibilità, associazioni datoriali che diano indicazioni comuni ai singoli settori. In questo senso la Pubblica amministrazione dovrebbe dare l’esempio”. E ha indicato una via per i cattolici che vogliono impegnarsi: “E’ un momento da sfruttare per la consonanza che c’è tra le aziende che dal di dentro vogliono cambiare e la dottrina sociale della Chiesa”, per cambiare il modo di produrre in senso sostenibile, per l’uomo e per il pianeta. (Lucia Gottardello)

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Il creato interpella l’uomo. Ermes Ronchi: “Crisi ambientale diventa crisi sociale”

Guardiamo al mondo con superficialità ma l’emergenza climatica ci riguarda tutti. Dobbiamo essere consapevoli del modo in cui utilizziamo le risorse. Dobbiamo provare un sentimento di cura e non di paura per salvaguardare il Creato. In estrema sintesi sono queste alcune riflessioni emerse dalle relazioni esposte all’incontro “C’è qualcuno in ascolto? Il creato interpella l’uomo”, quarto e ultimo incontro svoltosi nella chiesa di S. Francesco a Treviso giovedì 30 settembre nell’ambito del “Il tempo del Creato” 2021. Presente anche il Vescovo di Treviso mons. Michele Tomasi. Protagonisti del dibattito la biologa ambientale Katia Zanatta, l’idrogeologo Nico Dalla Libera e il teologo padre Ermes Ronchi. Ha moderato il giornalista Umberto Folena.

L’iniziativa fa parte del ciclo organizzato dalla Commissione diocesana di Pastorale sociale e Salvaguardia del Creato in collaborazione con il Centro “Don Paolo Chiavacci”, l’associazione “Incontri con la Natura”, la “Fondazione Opera Monte Grappa”, la “Comunità Laudato sì” di Treviso. L’incontro è stato anche un’anteprima della Settimana sociale dei cattolici trevigiani intitolata “Transizioni” che inizierà lunedì 4 ottobre al Collegio Pio X di Treviso.

Nel suo saluto iniziale don Paolo Magoga, direttore dell’Ufficio Pastorale sociale e Salvaguardia del Creato e coordinatore della rassegna ha detto tra l’altro: «Oggi vogliamo metterci in ascolto di alcuni amici che per sensibilità personale, lavoro e vocazione vivono a stretto contatto con il Creato. Voci diverse, stimoli, provocazioni per ridare valore a ciò che ai nostri padri rivelava la sapienza del vivere e a noi ha lasciato, purtroppo, solo il valore di un prodotto, una merce».

La biologa Zanatta: «Credo che accanto alle Sacre scritture troviamo un altro Libro che ci parla di Dio: la Natura. Purtroppo si tratta di un libro poco letto, poco ascoltato. Nella natura io credo ci siano le soluzioni alle grandi questioni di questo tempo, soluzioni che purtroppo tendiamo relegare alla tecnologia. Ultimamente siamo bombardati da notizie sul cambiamento climatico e ciò è positivo fino ad un certo punto. Si rischia l’infodemia, la perdita di orientamento da eccesso di informazioni non sempre corrette. La visione dominante veicolata dai media è che il cambiamento climatico è una minaccia per l’umanità e ciò è verissimo, ma si dimentica o si riduce ai margini dell’informazione il fatto che le conseguenze delle attività umane stanno portando alla estinzione di massa e al collasso molti ecosistemi naturali.
Il Creato è la Natura, è la Biodiversità, è la complessa rete di relazioni chimico-fisiche paragonabili al sistema nervoso e che un grande ecologo (Eugene Odum, 1971) chiamò “invisibili fili della natura”. Non siamo in grado di vedere o notare le piante nel loro ambiente. Ciò che noi vediamo è un generico “verde” da cui “paesaggio verdeggiante” oggi molto usato nei media e purtroppo anche nel gergo politico. Così si comprende con quanta superficialità noi guardiamo al mondo delle piante, senza conoscere, quindi senza vedere l’enorme diversità e bellezza che le caratterizza. Non possiamo più permetterci di distruggere specie e habitat naturali, soprattutto in pianura, possiamo solo ripristinare la naturalità nel nostro territorio e insieme ricucire il rapporto che noi abbiamo perso con la natura».

L’idrogeologo Nico Dalla Libera: «Questa cecità è riscontrabile anche nel settore delle risorse idriche. Lo riscontro nel mio lavoro quotidiano. L’ambiente non è solo l’oceano, lo scioglimento delle calotte polari, l’acidificazione degli oceani, l’inquinamento da plastica, ma è anche la mancanza d’acqua per sostenere i processi naturali. La transizione ecologica si realizza nel momento in cui c’è consapevolezza anche da parte della popolazione di che cosa sta succedendo nell’ambiente. Serve senso di responsabilità da parte del singolo cittadino nell’utilizzo della risorse».

Il teologo padre Ermes Ronchi: «Quello della mancanza di consapevolezza è il tema centrale: dobbiamo provare un sentimento di cura e non di paura. Il passo imprescindibile è innamorarsi della realtà. Poter cogliere questo bene e innamorarsi di questo bene significa fare dei passi avanti. I deserti esterni sono frutto dei deserti interni. C’è un’unica crisi che comprende aspetti ecologici e sociali. Pensate all’inarrestabile pressione migratoria causata soprattutto dalla fame e quindi da un progressivo impoverimento».

Ronchi ha quindi raccontato ciò che ha vissuto un confratello in Indonesia in un’isola con 12 milioni di abitanti. Qui una multinazionale ha trasformato tutti i terreni in una monocoltura di palme da olio illudendo la gente con la promessa di soldi e di lavoro. Le conseguenze? Lo stravolgimento dell’ambiente e l’aumento della povertà e dei furti compiuti per sopravvivere.

«La crisi ambientale diventa crisi sociale – ha aggiunto Ronchi -. Come diceva Padre Turoldo il problema del mondo non sono i poveri, sono i ricchi. Il primi soggetti di disordine del mondo non sono i poveri, non sono i migranti, ma chi li ha spinti ad abbandonare la loro casa. C’è un consumo sfrenato delle fonti energetiche e noi sappiamo che c’è pane per tutti sulla terra ma non è sufficiente a causa dell’avidità di pochi. Non possiamo prenderci cura di qualcosa se non amiamo. L’amore nasce dal sentirsi una sola famiglia.
La Genesi dice che Dio plasma l’uomo non con il fango, non con la creta, non con l’argilla ma con polvere del suolo. Noi tutti siamo un impasto di polvere cosmica e di respiro divino. Allora quando sentiremo di condividere con tutte le altre creature viventi uno stesso patrimonio genetico saremo capaci di rendere grazie e custodire la nostra terra. Madre Terra è una madre bella che ci accoglie fra le sue braccia. E’ anche una sorella che grida per il male provocato dalla violenza dell’uomo. “Ama il prossimo tuo” diventa “ama la terra, amala come la ama Dio, ama la terra come ami te stesso”.

Il vescovo Michele Tomasi nel suo saluto finale di ringraziamento ha sottolineato come “la conoscenza è una forma di amore. Se io amo voglio conoscere, se inizio a conoscere amo. E’ un circolo importantissimo. Stasera ci avete detto cose grandi. Parlare di questi temi non è un optional o una moda, è il vivere davvero qui ed oggi. Più conosciamo più ascoltiamo».

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Il tempo del Creato, custodi o predatori? Le scelte sono urgenti. Interessante dibattito a Fonte

“Mi interrogo su quello che lascerò ai miei figli. Guardiamo cosa è successo la scorsa estate. Gli Stati del Mediterraneo erano una lingua di fuoco. Buona parte erano incendi da calore. Mesi a 30 gradi anche di notte. E’ ormai inequivocabile che il riscaldamento terrestre dipende da noi. Servono politiche di contenimento climatico. Sono anni di scelte, molto dipende anche dai nostri comportamenti, è una sfida che ci coinvolge tutti. Come ha scritto il Papa dobbiamo imparare ad ascoltare il grido della terra”.

Così Simone Morandini, esperto di etica ambientale, è intervenuto all’incontro “Non avrai altro ecosistema, custodi o predatori” svoltosi martedì 28 settembre alla scuola di formazione professionale di Fonte, nell’ambito dell’iniziativa “Il tempo del Creato” 2021. Riscaldamento globale e cambiamento climatico. Assieme a Morandini c’era il giurista Enrico Gaz del foro di Belluno. A introdurre i lavori, moderati dal giornalista Umberto Folena, Davide Magagnini della Commissione diocesana di Pastorale sociale e Salvaguardia del creato. Molti i possibili livelli di azione, secondo Morandini. Prima di tutto gli stili di vita.

Anche dal punto di vista normativo “è in corso una evoluzione molto forte – ha affermato l’avvocato Enrico Gaz – soprattutto sotto la spinta del diritto europeo, che ha ripercussioni dirette anche nell’ordinamento italiano. Assistiamo a una conversione: da una visione del diritto dove ci si difendeva dalla natura, da una visione in cui ci si serviva della natura, a una in cui essa diviene soggetto di diritto”.
Don Paolo Magoga, coordinatore degli incontri e responsabile dell’Ufficio diocesano di Pastorale sociale e Salvaguardia del creato ha aggiunto: “Dobbiamo tenere desta l’attenzione su questi argomenti, che non riguardano solo i giovani, ma ci coinvolgono tutti, anche come comunità cristiana”.

L’incontro, che faceva parte del calendario del Network per il bene comune, è stato organizzato dalla Commissione diocesana di Pastorale sociale e Salvaguardia del creato, in collaborazione con il centro Don Paolo Chiavacci, l’associazione “Incontri con la natura”, la fondazione Opera Monte Grappa, la Comunità Laudato Si’ di Treviso.

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“Tempo del creato”: iniziative Laudato Si’, settembre 2021. Una mostra e incontri al centro Chiavacci di Crespano, a Fonte e a Treviso

Una mostra di 24 pannelli intitolata “La grande bellezza”, per illustrare con parole e immagini la Laudato si’ di papa Francesco. Un itinerario per riflettere sul il rapporto tra uomo e natura oggi. La mostra, installata all’aperto, è allestita al centro di spiritualità e cultura “Don Paolo Chiavacci” di Crespano di Pieve del Grappa. I primi nove quadri saranno inaugurati mercoledì 1° settembre, Giornata del Creato, alle ore 18.00, alla presenza di mons. Giuliano Brugnotto, vicario generale della diocesi, e della sindaca di Pieve del Grappa Annalisa Rampin. Ad accompagnare l’evento gli allievi della Filarmonica di Crespano. Nell’occasione Fabio Cogo esperto di pianificazione e gestione risorse forestali, illustrerà il certificato Pefc (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes, cioè il Programma di valutazione degli schemi di certificazione forestale) del bosco della Casa, a seguito della positiva valutazione nella gestione del gruppo Veneto Foreste.
La mostra sarà il primo di quattro appuntamenti organizzati nell’ambito dell’iniziativa “Il tempo del creato” 2021, organizzata dalla Commissione diocesana di Pastorale sociale, lavoro e salvaguardia del creato in collaborazione con il centro “Don Paolo Chiavacci”, l’associazione “Incontri con la natura”, la “Fondazione Opera Monte Grappa”, la Comunità Laudato si’ di Treviso, la parrocchia di Cornuda e il Gruppone missionario.
Il secondo appuntamento sarà domenica 5 settembre alle 10.30 nella parrocchia di Cornuda, con la messa presieduta da don Paolo Magoga, responsabile dell’Ufficio diocesano di Pastorale sociale, del lavoro e salvaguardia del creato, a cui farà seguito l’incontro con Matteo Mascia coordinatore progetto Etica e Politiche ambientali della fondazione Lanza di Padova, con i giovani, sul tema “Non di solo consumo vive l’uomo”.
Il terzo appuntamento avrà luogo martedì 28 settembre alle ore 20.30 nella scuola di Formazione professionale di Fonte. Il tema sarà “Non avrai altro ecosistema, custodi o predatori?”. Una tavola rotonda sui diritti e doveri dell’uomo e dell’ambiente. In dialogo il giurista Enrico Gaz del foro di Belluno e il teologo Simone Morandini, esperto di etica ambientale.
Il quarto e ultimo appuntamento avrà luogo giovedì 30 settembre alle ore 20.30 nella chiesa di S. Francesco, a Treviso. Sarà una tavola rotonda sui valori del Creato dal titolo “C’è qualcuno in ascolto? Il creato interpella l’uomo”. Un dialogo con padre Ermes Ronchi, la botanica Katia Zanatta e l’idrogeologo Nico Dalla Libera. Condurrà il giornalista Umberto Folena.

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