In un periodo così delicato, in cui la pandemia mondiale da Covid-19 ha cambiato, in alcuni casi radicalmente, abitudini e modo di pensare delle persone e in cui la paura è stata la grande protagonista, il ruolo delle associazioni della società civile è stato silenzioso, ma fondamentale nella sua sussidiarietà allo Stato. Silenzioso per necessità. Da tempo, infatti, un sentimento diffuso contro lo Stato e le sue regole era stato riversato anche contro i “corpi intermedi”. Il mondo associativo, nella fase pandemica e ora anche nella fase di conflitto tra Russia e Ucraina, è rimasto di riferimento e di aiuto per i cittadini in generale, e assume ruolo di comunità per i propri associati. In modo silenzioso le grandi e piccole associazioni della società civile sono state elemento di coesione e baluardo contro la disperazione e il disorientamento che serpeggiava tra la cittadinanza.
Urgenza di prendere posizione
Quella che ora stiamo vivendo, alla vigilia di una competizione elettorale, è, però, una delle occasioni in cui è necessario che la società civile organizzata abbandoni il silenzio e ponga alla politica alcune, poche, ma necessarie condizioni, togliendo alla demagogia e alla propaganda alcuni temi fondamentali per la convivenza in una società possibilmente “buona”, possibilmente non divisiva.
Principalmente per non lasciare sole le persone tra lo Stato e i partiti. Ma anche per far comprendere l’importanza di alcuni fondamentali principi che riguardano l’interesse comune e di fronte ai quali chiunque si candidi al governo dovrà esprimersi. Questo è un dovere per le associazioni, in particolare per quelle di rappresentanza. Ed è importante che lo facciano in maniera unita.
Fondamentale una posizione unitaria
La condivisione di progetto e messaggio su alcuni temi da parte delle associazioni della società civile vuole costituire un elemento di cui chi si candida dovrà tenere conto, una sorte di barriera civica a tutela del bene comune dello Stato.
L’iniziativa
Attraverso Partecipare il Presente, le associazioni della società civile offrono un contributo al voto, sottoponendo alcuni temi che interessano i soggetti di cui sono rappresentanti ma anche i cittadini in generale.
1) L’esercizio del diritto di voto. Votare è il primo esercizio di partecipazione, per quanto la sfiducia possa portare ad altre conclusioni. È importante non solo decidere per chi votare ma, soprattutto, perché votare.
2) Il reciproco riconoscimento e rispetto. Evitare il triste spettacolo della delegittimazione reciproca, richiede un fondamentale riconoscimento tra forze politiche diverse, senza il quale nessun vincitore potrà avere la governabilità assicurata, a scapito della comunità e dei cittadini. E’ del tutto evidente che senza recuperare il senso comunitario del fare politica, la convinzione che ognuno può fare politica, l’amore politico, c’è il rischio che si verifichino continui strappi nel tessuto sociale. L’associazionismo può giocare un ruolo fondamentale nell’aiutare i cittadini a guardare ai contenuti più che ai contenitori e ai contendenti. Questa non è una prerogativa di centro, destra o sinistra. E’ una prerogativa pre-politica che appartiene a tutti e che tutti – non solo chi si candida – dovrebbero fare lo sforzo di recuperare.
3) La questione demografica. La necessità di investire in politiche che favoriscano la famiglia e la conciliazione tra lavoro e cura dei figli e delle persone non autosufficienti è fondamentale non solo per la sopravvivenza di un popolo, ma anche per far funzionare una economia sana. Si è prodotto negli anni un tragico declino demografico ed è quindi prioritario attuare tutti gli strumenti per invertire la rotta. L’accoglienza e l’inserimento di persone immigrate è una risorsa in questa direzione e, accanto agli aspetti umanitari, si deve considerare la grande necessità che famiglie e imprese hanno in questo momento di avere persone che possano garantire un ricambio nel lavoro ad una società che invecchia e non fa figli. Un’esigenza che diventa ancora più stringente nelle attività di assistenza alle persone non autosufficienti e nella sanità.
4) La questione del lavoro e dei salari e delle politiche per sostenere i giovani. Interrogarsi cercando soluzioni su come sostenere la contrattazione e liberare maggiori risorse per chi lavora; su come agganciare la produttività ad una formazione continua. Su quali possono essere le politiche migliori che uniscano scuola, formazione e lavoro e favoriscano maggiormente i giovani, in un Paese con una spesa welfare chiaramente assorbita in gran parte dalla previdenza.
5) La dimensione europea del nostro Paese. Non ci possono essere ambiguità su questo punto. La dimensione europea della politica, del lavoro e dell’economia è un principio e un pre-requisito fondamentale per ogni azione politica. La dimensione europea ha garantito sviluppo e pace per oltre 70 anni. In questo momento, nonostante le dichiarazioni da campagna elettorale, non è affatto pacifico che vi sia intesa tra i partiti nel sostenere la posizione europeista del nostro Paese. Le prese di posizioni ambigue o dichiaratamente anti europee sono state molte nel recente passato.
6) Politiche per la sostenibilità e per una transizione ecologica integrale. L’attuale crisi energetica, che presenta effetti drammatici sulle famiglie e le imprese, non può, se non in via transitoria, interrompere un percorso di transizione alla sostenibilità che è stato avviato con obiettivi ambiziosi. Ne vanno considerati gli impatti e le inevitabili trasformazioni che porteranno ai nostri stili di vita, ma rimane prioritario assumere l’impegno di perseguire un percorso virtuoso di ecologia integrale, come proposto da tempo da papa Francesco, che coinvolga innanzitutto i giovani in una nuova sincera passione verso la comunità, il lavoro, e la politica come strumento per perseguire il bene di tutti.
(Documento-appello di Partecipare il Presente)