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Settimana sociale: insieme al cuore della democrazia, per un cammino che dura un anno

Il “navigatore” è puntato su Trieste, sede della Settimana sociale nazionale, dal 3 al 7 luglio 2024. Ma il cammino di avvicinamento, che prende il via con l’incontro “anteprima” del 23 settembre, e con le due serate del 26 e 27 settembre, avrà molte tappe. Per vivere insieme, e non solo in teoria, il tema “Partecipare perché – Camminare insieme al cuore della democrazia”. La 37ª Settimana sociale dei cattolici trevigiani, che già da due anni a questa parte si era “allargata” all’esperienza del Network per il l Bene comune, cambia formula: meno appuntamenti a fine settembre, ma un cammino più prolungato e articolato, fatto di incontri sul territorio (grazie anche ai soggetti che fanno parte del “Network”), laboratori, “cantieri sinodali”. Con l’obiettivo di vivere ulteriori serate nella prossima primavera, per tirare le fila del cammino fatto e mettere fuoco i successivi passi.

Proprio il tema della Settimana nazionale orienta il percorso diocesano. “Partecipare perché” è stato scelto come titolo della Settimana sociale trevigiana e come tema comune per gli appuntamenti promossi dai soggetti che aderiscono al Network per il Bene comune.

“E’ forte – si legge nella presentazione dell’evento – l’urgenza di «saldare» democrazia e partecipazione”. “Non basta il momento elettorale o il rispetto formale dei diritti delle minoranze per definire una democrazia – come sostiene il documento preparatorio verso Trieste 2024 -. Non può esistere una democrazia che non abbia in sé questa tensione vitale, questa spinta al cambiamento, anche un certo conflitto positivo che non lascia in pace le persone e le sfida a trovare insieme le soluzioni di cui hanno bisogno”. Insomma, non c’è democrazia senza partecipazione.

Ma proprio questa dimensione chiede anche un cambiamento di metodo, chiamato a essere meno centrato su “conferenze”, su “temi proposti dall’alto”, per farsi più partecipativo. Si legge, al proposito, nel documento preparatorio: “Partecipazione è sempre un campo di azione plurale, collettivo, comunitario, vitale, generativo, espressione di un «noi comunitario». E’ un campo accessibile, dove nessuno deve sentirsi escluso dalla possibilità di incidere nei processi cruciali per la difesa e la promozione del bene comune”.

Per questo, sono nati i “Laboratori della Partecipazione”, luoghi di confronto, di dialogo, di elaborazioni comuni che scandiranno i lavori delle giornate di Trieste per misurarsi “con le grandi questioni civili, come il potere, l’educazione, la dimensione politica della carità, la responsabilità della cura dei luoghi e dell’ambiente, l’immaginazione politica”.

I promotori della Settimana sociale (assieme alla Diocesi, la Vita del popolo, l’Azione cattolica, l’ufficio diocesano di Pastorale sociale, l’associazione Partecipare il presente, il Meic), con l’équipe per il cammino sinodale, hanno immaginato anche per il nostro territorio un cammino diffuso, un esercizio di partecipazione dal basso, che viene avviato con le prime serate della Settimana sociale. In particolare, martedì 26 settembre il vescovo Michele Tomasi e il prof. Giovanni Grandi spiegheranno il senso di tale cammino.

Il programma

Serata anteprima. Sabato 23 settembre, ore 18 (Treviso, Ca’ dei Carraresi): “L’economia civile: un’altra idea di mercato”. Relatore Stefano Zamagni, economista. L’incontro è promosso dalla Comunità Laudato si’ e Slow Food Treviso.

Prima serata. Martedì 26 settembre, ore 20.30, sala Longhin del Seminario vescovile: “Partecipazione e missione. Le Settimane sociali nel cammino sinodale”, intervento introduttivo di mons. Michele Tomasi, vescovo di Treviso, componente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali nazionali; “Al cuore della democrazia: verso la Settimana nazionale di Trieste con i laboratori della partecipazione”, relazione di Giovanni Grandi, docente di Filosofia morale all’Università di Trieste, membro del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali nazionali.

Seconda serata. Mercoledì 27 settembre, 20.30, sala Longhin del Seminario: “Partecipare l’Europa, difendere la democrazia”, relazione di Alberto Majocchi, professore emerito di Scienza delle Finanze, Università di Pavia. Incontro promosso in collaborazione con “Partecipare il presente”.

 

Le tappe

Fine settembre. Si tengono, nelle date indicate, le prime serate della Settimana sociale dei cattolici trevigiani.

Mesi autunnali e invernali. A partire dagli incontri della Settimana sociale, e attraverso una traccia predisposta dai promotori, si tengono in tutta la diocesi “cantieri sinodali”, sul tema della “partecipazione”, e dei laboratori tematici. Contemporaneamente, si svolgono le iniziative dei soggetti che fanno parte del Network per il Bene comune, sempre sul tema “Partecipare perché”.

Mesi primaverili. La Settimana sociale vive una “ripresa”, attraverso ulteriori serate pubbliche. Proseguono anche le iniziative sul territorio.

3-7 luglio 2024. Settimana sociale nazionale a Trieste.

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A Mirano “Festa di sguardi” con gli studenti, sul tema “Ricucire il domani”

“Festa di sguardi”, la due giorni che tradizionalmente è promossa da un nutrito cartello di realtà e associaazioni a Mirano, in collaborazione con il mondo della scuola, entra a far parte del calendario 2022-23 del Network per il Bene comune “Ricucire”. Titolo dell’appuntameno, il 28 e 29 aprile, sarà “Ricucire il domani”. L’iniziativa, rivolta in particolar modo agli studenti, si svolge in collaborazione con gli istituti Levi, Ponti, Majorana-Corner, 8 Marzo-Lorenz, Don G. Costantino e con quasi trenta associazioni(tra le quali Ac, Msac, Agesci, Pime). Nel nutrito programma, consaltabile in locandina, anche un dialogo, intitolato “E ti vengo a cercare”(il 28 aprile alle 9), tra rappresentanti di diverse religioni, con la presenza del vescovo Michele Tomasi.

In allegato la locandina con il programma.

Locandina FdS 23

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Il vescovo Michele Tomasi nominato nel Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici in Italia

Nel corso dei lavori, che si sono svolti da lunedì 23 gennaio a ieri, a Roma, il Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana ha nominato mons. Michele Tomasi, vescovo di Treviso, Membro del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei Cattolici in Italia. Il Vescovo di Treviso è atualmente anche referente per la Conferenza episcopale triveneta della Pastorale sociale e del Lavoro.

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Passi di pace, la marcia delle “tre diocesi” e l’invito dei vescovi alla partecipazione

Un invito a mettersi in cammino, per costruire la pace a partire dai nostri territori e dalle nostre relazioni. La Marcia della pace di domenica 29 gennaio, che coinvolgerà le tre diocesi di Treviso, Padova e Vicenza, sarà un momento di condivisione importante fra Chiese sorelle per invocare, insieme, il dono della pace.

Sarà Treviso a dare il via alla marcia, aperta a tutti e promossa dalle diocesi di Padova, Treviso e Vicenza, con la presenza dei vescovi mons. Claudio Cipolla, mons. Michele Tomasi e mons. Giuliano Brugnotto. L’inizio alle 13.30 dal sagrato della chiesa di Casoni di Mussolente, con il vescovo Tomasi, per incontrare poi, alle 14.15 a Fellette di Romano d’Ezzelino, i gruppi di Padova e Vicenza coi loro pastori. La marcia farà quindi tappa nella chiesa di S. Giuseppe a Cassola alle 15.30 e nella chiesa di S. Leopoldo Mandic a Bassano del Grappa, alle 16.30.

L’invito alla partecipazione arriva da tutti e tre i vescovi delle diocesi coinvolte.

L’invito dei vescovi alla partecipazione

“Ancora nel pieno della mia esperienza di visita alle Chiese sorelle del Brasile e del Paraguay, mi rendo conto una volta di più di quanto bisogno ci sia di concordia, di dialogo, di collaborazione comune tra i popoli per lo sviluppo, l’unico che può portare alla vera pace”: così il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, che fino a venerdì è impegnato nella visita pastorale alle missioni diocesane in America Latina, interviene per invitare alla partecipazione alla grande Marcia della pace di domenica 29 gennaio.

“Soprattutto grazie all’impegno e alla lungimiranza dei popoli e dei governanti usciti dalla terribile seconda Guerra mondiale, avevamo costruito un insieme di relazioni internazionali che ci avevano donato decenni di pace, almeno nel territorio europeo – sottolinea il vescovo di Treviso -. Ora, dobbiamo continuare a credere che siano possibili un dialogo e un accordo tra i popoli. Dobbiamo credere che ci siano vie per la soluzione pacifica delle controversie e dei conflitti. Abbiamo riscoperto con dolore che la guerra fa parte di ciò che gli uomini sono capaci di fare: abbiamo guerre in tutto il mondo, abbiamo guerra in Europa. Questo segno di un cammino insieme fra tre diocesi rappresenta il nostro impegno a continuare a percorrere vie di ascolto, di dialogo, di comprensione, in vista della pace: quella pace che deve essere nei nostri cuori, nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, quella che deve essere tra i popoli tutti. Non rinunciamo – l’appello del Vescovo – a credere a questa possibilità, non rinunciamo ad assumerci le nostre responsabilità. Chiediamo a gran voce che le Istituzioni del dialogo possano avere la forza di cui hanno bisogno e i popoli possano incontrarsi nella pace”.

Aggiunge mons. Claudio Cipolla, vescovo di Padova: ”In questi mesi, quasi un anno, abbiamo ascoltato tante riflessioni sul tema della pace, soprattutto a partire dalla guerra in Ucraina. Riflessioni nate all’interno della Chiesa – vedi soprattutto gli interventi del Papa e di tanti intellettuali cristiani – ma anche al di fuori della Chiesa. Oggi occorre creare opinioni di pace e gesti di solidarietà con le vittime delle guerre. L’analisi politica è fondamentale, ma forse non più sufficiente. Prima si deve scegliere la pace e individuare strumenti nuovi, rispetto a quelli delle armi, per risolvere i conflitti. Una precisa e intensa attività di educazione alla pace, alle opere e agli strumenti della pace merita molto più impegno di quanto abbiamo finora profuso. Siamo interpellati soprattutto dai paesi poveri che in modo più pesante pagano il prezzo delle guerre; anche da noi in Italia e in Occidente sono i poveri che soffrono per l’inflazione e per l’aumento dei costi della vita quotidiana. Alla Pace non c’è alternativa giusta, non c’è una guerra giustificabile”.

Il vescovo di Vicenza, mons. Giuliano Brugnotto, rivolgendo soprattutto ai giovani l’invito a partecipare, afferma: “Vorremmo in questo cammino di pace sognare il giorno nel quale la guerra tra i popoli sia considerata sempre iniqua, illegittima, fuori legge. Il giorno nel quale non si dica più «questa è una guerra giusta», e si trovino modalità nuove per risolvere gli inevitabili conflitti tra le nazioni. La guerra lascia solo distruzione e odio nel cuore per intere generazioni, noi vogliamo credere e impegnarci per un futuro di pace che si costruisce insieme, anche nelle piccole cose, guardandosi negli occhi e facendo la stessa strada”.

 

A Casoni giovani in dialogo con mons. Tomasi

I giovani della Diocesi di Treviso, nella mattinata di domenica 26, dalle 10.30, incontreranno a Casoni di Mussolente il Vescovo Tomasi e dialogheranno con lui e con il prof. Lorenzo Biagi su alcune questioni riguardanti la pace e su come essere, oggi, operatori di pace. Tra le iniziative che li vedono impegnati c’è la preparazione, durante la mattinata, dei gadget da donare ai partecipanti alla marcia. Dopo il pranzo al sacco, i trevigiani partiranno da Casoni alle ore 13.30 e a Fellette si uniranno ai partecipanti padovani e vicentini.

A partire dalle 16.30 TeleChiara (canale 17 del digitale terrestre) proporrà una diretta televisiva con alcune testimonianze, interviste dalla marcia e approfondimenti sul tema della pace e la celebrazione della santa messa alle ore 17.30.

Al termine della celebrazione sarà disponibile un servizio di bus navetta per il ritorno a Fellette.

La Marcia ha il patrocinio dei Comuni di Mussolente, Romano d’Ezzelino, Cassola, Bassano del Grappa.

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Partecipare il Presente: scuola di responsabile d’associazione

Per le associazioni tutte – che rappresentino imprese, lavoratori o volontari – c’è oggi l’urgenza di tornare a svolgere con piena consapevolezza, e con la massima efficacia possibile, il proprio ruolo di rappresentanza, di mediazione come anche di proposta. Per il bene della società tutta c’è il bisogno che i cosiddetti “corpi intermedi”, riconosciuti anche nella Costituzione italiana, recuperino e aggiornino la propria insostituibile funzione di “cuscinetto” e di “osmosi” tra cittadini e istituzioni.
A questa necessità prova a rispondere la nuova iniziativa che caratterizza l’inizio del 2023 di “Partecipare il Presente”. E’ la prima edizione della “Scuola di responsabile di associazione”, un percorso di formazione dedicato a dirigenti politici e funzionari che occupano posizioni di responsabilità all’interno delle associazioni trevigiane.
Sarà un corso, quindi, per la sua strutturazione, a posti limitati, rivolto a una trentina di persone, due per ciascuna associazione aderente a “Partecipare il Presente”.
Da febbraio a maggio proporrà nove lezioni, ciascuna articolata in una lezione frontale, seguita da lavori di gruppo e dal confronto in assemblea.
Il primo modulo, che apre il ciclo il 10 febbraio, sarà dedicato all’analisi del contesto socio economico attuale. Il secondo, articolato in quattro incontri, è riservato allo studio della struttura e funzione delle Associazioni come corpi intermedi tra i cittadini e lo Stato. Il terzo, in due lezioni, sarà incentrato sulle funzioni delle associazioni in ordine alla contrattazione, alle relazioni sindacali e alla costruzione di politiche per il lavoro. Nel quarto modulo si parlerà della funzione di solidarietà sociale delle Associazioni.
A condurre le lezioni saranno Daniele Marini, Paolo Feltrin, Sergio Rosato, Matteo Mascia, con l’intervento conclusivo del vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi.
L’associazione “Partecipare il Presente”, nata nel 2005 per offrire occasioni di formazione sociale e politica in ambito provinciale, è anche un esempio dell’utilità della collaborazione, poiché mette insieme e fa dialogare tante associazioni diverse del mondo economico, sindacale, sociale. L’iniziativa fa parte del calendario 2022-23 del Network per il Bene comune.
Con la Scuola responsabili di associazione l’attenzione è puntata ad avere una classe dirigente delle Associazioni che sia sempre più preparata e responsabile, in modo che le proprie Associazioni riescano a intercettare le attese e i bisogni dei cittadini, coinvolgendoli, stimolandoli alla responsabilità, alla partecipazione. A spiegarlo è il presidente di “Partecipare il Presente”, Luca Bertuola.
Com’è nata l’idea di una scuola per responsabili di associazione?
Dalla constatazione che non c’erano percorsi di formazione specifici sul funzionamento, la storia e soprattutto la funzione delle Associazioni. Ciò significa anche che, nel tempo, è stata persa, in misura variabile da caso a caso, la sensibilità al ruolo “politico” di mediazione che hanno le Associazioni come corpo intermedio.
A chi è rivolta questa iniziativa? A quali bisogni e necessità mira a rispondere?
L’iniziativa è rivolta a chi opera nelle associazioni, come dirigente politico o come funzionario, rispondendo al bisogno crescente di figure competenti, consapevoli del ruolo che occupano e dell’importanza che riveste non solo all’interno della singola struttura, ma della società in generale. Creare una scuola di formazione per responsabili di associazione è una necessità che, a più riprese, alcune associazioni hanno manifestato. Aggregare e rappresentare non è una funzione che si può improvvisare.
Quali obiettivi vi proponete con questa nuova iniziativa?
Mantenere o recuperare “buon capitale sociale”. La funzione dell’associazionismo, se ci si pensa, è enorme. Creare luoghi nei quali il cittadino – lavoratore, imprenditore o volontario – possa contare e a cui dare fiducia è una ricchezza enorme per la comunità. Favorisce coesione e genera collaborazioni e relazioni che producono bene comune. Ma genera fiducia anche per le persone singolarmente intese. Gli esempi di buona associazione creano fiducia. Laddove questo manca, il singolo, le comunità, la politica delle comunità ne risentono. In questi casi mancano non solo le buone relazioni, ma anche lo sviluppo e il “ben-essere”. (Franco Pozzebon)

 

Pieghevole scuola resp ass

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Settimana sociale a Treviso, il prof. Melloni e il “filo” dell’unità

“Fratture e lacerazioni ci stanno davanti con drammaticità mai vista”. Sono parole pronunciate, lunedì 3 ottobre, dallo storico Alberto Melloni, nel corso della prima serata della 36ª Settimana sociale dei cattolici trevigiani, intitolata “Ricucire. Lacerazioni e nuove connessioni”. In questo contesto, i cristiani a prendere sul serio “ago e filo”, ripartendo da una seria formazione, anche nelle singole competenze, da una capacità di relazione, innervata anche dall’attuale fase sinodale, in vista di un’autorevolezza che è il contrario dell’irrilevanza.

Prima dell’intervento di Melloni, c’era stata l’introduzione del vescovo, mons. Michele Tomasi, che entrando nel tema di quest’anno ha detto:“Ci sono lacerazioni di tanti tipi. Nel nostro mondo, ambientali, internazionali, politiche, locali… E anche nella Chiesa. Gli strappi provocano dolore e disagio”. Si tratta di prendere coscienza di questo, mentre invece “spesso facciamo finta che tutto vada bene, che basti il maquillage. Non è così”. Invece, “prepariamoci a vivere pienamente questo nostro tempo, vivere le ragioni di una speranza, ritessere e cucire per dare vita a una serie di legami che ci daranno una prospettiva di futuro, sapendo che alla resurrezione si arriva attraverso la croce e il dono pieno di sé”.

Al prof. Melloni è stato chiesto di delineare il tema delle fratture in prospettiva storica, e con esse il modo di affrontarle, ieri e oggi, da parte dei cattolici.

E non si poteva che partire dall’oggi, dalle pastiglie di iodio, distribuite – fatto senza precedenti – alla scuola europea di Bruxelles nel timore di un attacco nucleare da parte della Russia, dalle parole fortissime del Papa all’Angelus di domenica scorsa, paragonabili a quelle di Giovanni XXIII durante la crisi di Cuba, ma non capite, addomesticate e “caramellate”, da una guerra “nata prima sugli altari e poi sui campi di battaglia, per la nostra negligenza ecumenica”.

Melloni, nel suo denso e ricco intervento, si è poi addentrato sui passaggi storici vissuti dal cattolicesimo italiano:uno Stato nato “contro la Chiesa”, un mondo cattolico che, espulso dalla sfera pubblica crea una “ecclesiosfera”, fino a diventare “ruota di scorta” con il patto Gentiloni, firmato in appoggio ai liberali in funzione anti-socialista. Dopo il fascismo, i cattolici sono protagonisti nel nuovo “Nation building”, nella costruzione della Nazione, attraverso la scrittura della Costituzione. Rilevante (lo storico ha raccontato vari episodi e retroscena) il ruolo dei giovani “professorini” dell’Università Cattolica, anche se in modo diverso rispetto alle aspettative del fondatore, padre Agostino Gemelli, che pensava di creare la classe dirigente di uno “Stato confessionale, di tipo franchista”. I suoi allievi vanno in un’altra direzione e lui li lascia liberi, perché così fa chi sa creare una classe dirigente. Dopo la fine della Dc, in corrispondenza con la stagione della presidenza Ruini nella Conferenza episcopale italiana, emerge il tema della “rilevanza”, dei cattolici, “questione – afferma Melloni – che io non ho mai capito. Il tema è quello dell’autorevolezza e, per venire al tema della Settimana sociale, di sapere “chi cuce e con cosa”.  Davanti a noi, nella società, le fratture sono tante:Nord e Sud, la borghesia che non esiste più, le fratture di genere, la diseguaglianza.

I cattolici dovrebbero riprendere “il balzo in avanti” fatto fare alla Chiesa da papa Giovanni con il Concilio, e impegnarsi in un cammino sinodale dal quale “dipende il futuro del Paese”. Un’affermazione sorprendente, ma motivata da una presenza ancora diffusa, di 6 milioni di praticanti domenicali, dall’esigenza di portare “unità nella Chiesa”. Senza questa unità, “è il Paese a essere nei guai”. (Bruno Desidera)

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“Prese il pane, rese grazie”, incontro per il Tempo del Creato e anteprima della Settimana sociale

Si è tenuta lunedì 26 settembre, nell’auditorium San Pio X, a Treviso, la serata anteprima della 36ª Settimana sociale dei cattolici trevigiani, che era insieme anche l’evento culminante degli appuntamenti previsti per il Tempo del Creato. L’incontro, intitolato “Prese il pane, rese grazie. (Lc 22, 29). Il tutto nel frammento”, ha visto dialogare mons. Michele Tomasi, vescovo di Treviso, e Dino Boffo, già direttore di “Avvenire”, riprendendo il titolo del messaggio dei Vescovi italiani per la Giornata del Creato.

“Il tema del pane, filo rosso che ha accompagnato questo mese del Creato, è tema di grande attualità – ha affermato don Paolo Magoga, direttore della Pastorale sociale e del lavoro. Lo abbiamo sviscerato come frutto della terra che con i poveri del mondo lancia il suo grido a ciascuno di noi. Grido che con il nostro impegno non possiamo tradire. Ma non basta udire, bisogna anche agire. Proprio il pane sintetizza le tre indicazioni lanciate dal Papa ai giovani in occasione dell’Economy of Francesco (vedi articolo a pagina 13): l’attenzione per i poveri, il lavoro e l’incarnazione. Prendere il pane, spezzarlo e condividerlo ci aiuta a riconoscere la dignità di tutte le cose che si concentrano in un frammento così nobile: la creazione di Dio, il dinamismo della natura, il lavoro di tanta gente. In quel frammento c’è la terra e l’intera società. Ci fa pensare anche a chi tende inutilmente la sua mano per nutrirsi, perché non incontra la solidarietà di nessuno, perché vive in condizioni precarie: c’è qualcuno che attende il nostro pane spezzato”.

“Non è un azzardo pensare che il ritorno del tema del pane – ha affermato Dino Boffo – abbia a che fare con il riesplodere in contemporanea di una serie di tragedie che accompagnano l’umanità da millenni, come i drammi della siccità, dell’epidemia, della guerra e della fame. Sono sciagure che esistono da sempre e che oggi si ripropongono fatalmente insieme. «Quante cose sa dirci un pezzo di pane». A esso stiamo oggi tornando, pur senza averlo deliberato. Nelle stagioni del Covid, lievito e farina sono andati letteralmente a ruba dagli scaffali, suscitando stupore in quanti consideravano la pratica della panificazione avviata ormai al tramonto. Ma il tema del pane è ritornato in questi mesi specialmente a motivo della guerra scatenata dalla Russia ai danni dell’Ucraina. La morsa della siccità, le conseguenze del Covid, il dramma delle guerre stanno producendo non solo perdita di biodiversità, desertificazione, migrazione dei popoli ma anche nuove forme di sottosviluppo, costi alle stelle e fame. In molti paesi si sta, infatti, passando dalla difficoltà di accesso al cibo al rischio di indisponibilità vera e propria. Ogni anno, poi, le governance del mondo si riuniscono e puntualmente assumono impegni troppo flebili nei confronti del pianeta, che per più poi non mantengono. Non c’è più tempo. E se la grande politica non si muove, deve farlo la società civile di ogni dove, dobbiamo farlo noi: dal basso. Non si tratta di fare altri partiti ma di costringere i politici ad agire. E’ una mobilitazione dal basso quella che va intrapresa, vestendo abiti virtuosi che possano rigenerare quel nostro modo di stare al mondo che ormai fa acqua da ogni parte. Noi credenti dobbiamo e vogliamo «tornare al gusto del pane», che vuol dire onorare la preghiera del Padre nostro, insegnataci da Gesù. Ebbene, come seguaci di questo Dio del pane siamo chiamati a innervare per la nostra parte, da autentici protagonisti, il movimento di ribellione e di riscatto che è in atto per spezzare sul tavolo del mondo il pane con tutti, nessuno escluso.”

“Ascoltare quello che dice Dio al suo popolo riguardo al pane è una esperienza molto antica e importante, è l’esperienza della manna nel deserto – ha affermato mons. Tomasi -. Questo dono dal cielo ha delle istruzioni importantissime, va raccolta e distribuita in parti uguali, nessuno deve temere di riceverne di meno e di confrontare il suo con il piatto del vicino. Questa è anche l’attitudine dell’amore di Dio nei confronti di ciascuno, se ci ama completamente ci darà quello che ci serve e se qualcuno ha di più è perché avrà bisogno di più in quel momento. L’uguaglianza non è dare a tutti la stessa parte di risorse, ma dare a ciascuno ciò di cui ha bisogno. Il pane e il cibo dovrebbero essere beni indisponibili, beni primari; invece, prima che il grano comperato alle borse dei materiali agricoli si sposti, viene rivenduto cinque volte e il prezzo cresce perché ci sono compensazioni e speculazioni. L’eucaristia, che noi cristiani viviamo come momento culmine del nostro credere, è il momento in cui cielo e terra si uniscono e il pane, la richiesta unica, la manna come pane del cielo, rappresenta tutto. Papa Francesco nella «Laudato si’» dice che il Signore al culmine del mistero dell’incarnazione volle raggiungere la nostra umanità con un frammento di materia, non dall’alto ma da dentro, affinché nel nostro stesso mondo potessimo incontrare lui. Essere grati deve essere l’attitudine fondamentale di ogni cristiano, chi non è grato non è misericordioso, non sa prendersi cura e diventa predone e ladro. Chi non è grato può trasformare una terra ricca di risorse, granaio per i popoli, in un teatro di guerra. Spezzare il pane la domenica è esercizio di gratitudine”.

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Lunedì 26 “Prese il pane, rese grazie”, con mons. Tomasi e Boffo

E’, insieme, momento culminante degli appuntamenti previsti nell’ambito degli incontri “Il tempo del creato”, e la “serata anteprima” della 36ª Settimana sociale dei cattolici trevigiani.
Lunedì 26 settembre, nell’auditorium San Pio X di Treviso (viale D’Alviano) si tiene la serata “Prese il pane, rese grazie” (Lc 22, 29). Il tutto nel frammento”. Un dialogo tra mons. Michele Tomasi, vescovo di Treviso, e Dino Boffo, già direttore di “Avvenire”. L’incontro riprende il titolo del messaggio dei Vescovi italiani per la Giornata del Creato.
Al tempo stesso, l’incontro si collega alla Settimana sociale e al titolo di quest’anno.

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1° settembre: Giornata del creato, appuntamento al centro Chiavacci con il vescovo Michele

Giovedì 1 settembre con inizio alle ore 17.00 al Centro di spiritualità e cultura “Don Paolo Chiavacci” di Crespano di Pieve del Grappa sarà celebrata la 17ª Giornata nazionale per la custodia del Creato. Il tema sarà “In ascolto del grido del creato e dei poveri”. Importante novità sarà la presentazione del progetto di un percorso botanico naturalistico per una didattica inclusiva.

Sarà questo il primo di altri quattro appuntamenti per valorizzare, con iniziative culturali e di buone pratiche, il mese che papa Francesco ha chiamato “Tempo del Creato”.

L’1 settembre parteciperanno il Vescovo di Treviso mons. Michele Tomasi, il sindaco di Pieve del Grappa Annalisa Rampin nonché Presidente dell’IPA (Intese Programmatiche d’Area) Terre di Asolo e Monte Grappa, il direttore del Centro Chiavacci don Paolo Magoga, il direttore dell’Ulss 2 Marca Trevigiana Francesco Benazzi, la responsabile del Turismo Sociale dell’Ulss 2 Silvia Ceschel, i volontari dell’associazione “Incontri con la Natura don Paolo Chiavacci”, le Comunità Laudato Si di Treviso, Follina, Ponzano e Venezia, don Gianni Fazzini della comunità Laudato Si di Venezia, la cooperativa Solidarietà di Treviso.Pieghevole Tempo del creato 2022 def

Questo il programma: alle ore 17.00 accoglienza musicale a cura del maestro Matteo Dal Negro e della collega Giulia Sfoggia, alle 17.15 i saluti del direttore del Centro Chiavacci, del sindaco di Pieve del Grappa, del Direttore generale dell’Ulss 2 e della responsabile del Turismo Sociale dell’Ulss 2. Alle ore 18.00 l’intervento del Vescovo di Treviso, alle 18.20 il taglio del nastro del “Progetto percorso botanico naturalistico per una didattica inclusiva”. Alle 18.40 le Comunità Laudato Sì si raccontano, alle 19.40 la conclusione con l’intervento del Vescovo.

«L’iniziativa – afferma don Paolo Magoga – intende costruire ponti con tutte quelle realtà che si occupano di ascoltare il grido della terra e dei poveri come ci ha insegnato papa Francesco nella “Laudato sì”. Una ricchezza di connessioni, di attori, di valori che agiscono e interagiscono per il bene comune in progetti concreti, visibili e sostenibili. Desiderio di don Paolo Chiavacci, fondatore di questo Centro e della sua missione, era che in molti potessero sentire l’abbraccio della Terra, del cielo, degli alberi e di ogni creatura che abita con noi questo universo».

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“Dialoghi di maggio” su economia e lavoro promossi a Fonte dall’Ac – vicariato di Asolo

Si intitola “Dialoghi di maggio” la serie di due incontri organizzati dall’Azione cattolica adulti del Vicariato di Asolo in collaborazione con il Cfp di Fonte, sede degli incontri, dedicati all’economia e al lavoro. Il primo si svolgerà il 13 maggio alle 20.45 e avrà come relatore il vescovo di Treviso, Michele Tomasi. Mons. Tomasi, nell’ambito del tema generale “Gratis è bello”, si soffermerà sul tema del “dono” e cercherà di rispondere a questa domanda: “Il mercato ha dato un prezzo a tutto, ma esistono altre vie in questa economia?”. Allo stesso interrogativo sarà chiamato a rispondere l’altro relatore della serata, il professor Lorenzo Biagi dell’Università dell’Insubria. A moderare l’incontro Mariano Montagnin, giornalista della Vita del popolo. Il secondo incontro si svolgerà il 20 maggio, alle 20.45, e avrà come titolo “L’economia del tempo”. Sarà dedicato al mondo del lavoro e in particolare cercherà di rispondere alla domanda “Il lavoro è ancora un valore, ma sono cambiati i valori. Come?”. Relatori saranno Riccardo Poletto, ex sindaco di Bassano del Grappa, e Davide Girardi, dell’Istituto universitario salesiano di Venezia. Modera Bruno Desidera, redattore della Vita del popolo. La prenotazione è consigliata su whatsapp a numero 3471755634 oppure al 3492143440.

Scarica la locandina

Dialoghi di maggio

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